Un rito di oggi: il setting psicoanalitico tra creatività e coazione,
Simona Argentieri Bondi

L’A. propone di considerare il setting come un particolare rito laico, nel senso antropologico di procedura che serve a rendere ripetibile l’esperienza, rendendola significativa e normativa, a sostegno dei nostri bisogni di identità e di appartenenza.
Il suo intento non è quello di tracciare analogie – più o meno artificiose – tra fenomeni e categorie che sono e devono restare tra loro diversi; ma piuttosto quello di chiedersi se la rivisitazione del rito e la sua analisi antropologica possano offrirci qualche luce in più sulla natura e sul senso della ‘cornice’ esteriore e concreta del nostro operare clinico e sulle comuni radici di queste vicende umane.
Considera poi le diverse insidie che possono attaccare il setting: inconsce – ossessività, imitazione – e consce – modificazioni (di gruppo), variazioni e deviazioni (individuali).
Infine, prende in considerazione una nuova insidia, più subdola, senza statuto teorico e senza intenzionalità eversive: quella dell’incuria, della distrazione, della semplice ignoranza, che provoca nel setting non una frattura, ma semmai il suo sfilacciamento e la sua erosione.