Essere vero per un falso oggetto: una visione dell’identificazione, Priscilla Roth

L’A. Si occupa in questo lavoro di alcuni pazienti che rientrano per certi aspetti nel quadro della personalità ‘come se’ descritte da H.Deutsch, mentre in particolare colpiscono per le modalità parodistiche e superficialmente esibite che caratterizzano le loro manifestazioni emotive. L’A. Riprende le ipotesi di Riesemberg Malcom secondo cui questi pazienti hanno sviluppato in sé una falsa struttura basata su un oggetto falsamente idealizzato. Falsamente, sia per l’eccesso di idealizzazione, sia perché si tratta di un oggetto patologico. L’A. ricollega le caratteristiche ‘come se’ e gli evidenti aspetti di falsità e superficialità nell’estrinsecazione delle loro emozioni alla presenza di queste stesse caratteristiche nell’oggetto originario di ciascun paziente, ed avanza l’ipotesi che l’idealizzazione e l’identificazione possano accentuarsi nel momento in cui l’immagine dell’oggetto risulta minacciata dal fatto che il paziente ne percepisce l’inadeguatezza.
Nel caso clinico presentato, l’autrice fa risalire il disturbo dell’io della paziente all’identificazione con un oggetto primario sentito come falso, di una falsità mai consapevolmente riconosciuta in quanto tale. Allorquando il falso oggetto è la cosa più vicina ad un buon oggetto che sia disponibile, nasce la necessità di ricorrere a massicce scissioni ed idealizzazioni sostenute dalla difesa maniacale contro l’insostenibile depressione derivante nel paziente dalla reale comprensione della vera natura del suo oggetto.