FREEDOM – FREIHEIT – LIBERTE’ 38° EPF Annual Conference
Dresda
4- 6 aprile 2025
38° congresso EPF
Freedom – Freiheit – Liberté – Libertà
INFO QUI
Cari colleghi,
Siamo lieti di darvi il benvenuto alla 38a Conferenza annuale dell’EPF a Dresda, dove ci siamo trasferiti da Firenze 2024 a “Firenze sull’Elba” 2025. Quando visiterete Dresda, vi renderete conto che sia le sue eccezionali collezioni d’arte, sia i numerosi edifici che caratterizzano il paesaggio urbano, sia la sua posizione geografica sull’Elba hanno contribuito a questa reputazione.
Abbiamo scelto “Freiheit – Freedom – Liberté” come tema di quest’anno. Stiamo proseguendo la tradizione dei congressi recenti, in cui ci siamo ispirati anche a una nozione centrale per i vari contributi: Realtà (2021) – Ideali (2022) – Illusioni (2023) – Identificazioni (2024). Il tema della Libertà risuona con le numerose crisi europee. La nostra libertà personale così come la libertà della nostra società europea globale sono attualmente minacciate da una serie di diversi scenari sociopolitici. Rifletteremo questi scenari nei singoli contributi al nostro congresso: tanto più che si insinuano nella nostra sala di consulenza e ci preoccupano sempre di più nella nostra federazione psicoanalitica, l’EPF.
Cosa ha da dire la psicoanalisi sul tema della “libertà”? In che modo il concetto di libertà è correlato all’inconscio? Come si applica alla psicoanalisi clinica e alla metapsicologia avanzata?
Nell’opera di Freud ci sono almeno due formulazioni tematiche in cui viene evidenziato il concetto di libertà. Il primo argomento riguarda il rapporto tra libertà e determinismo. Quanto siamo effettivamente liberi di scegliere e quanto le nostre azioni sono determinate dal nostro inconscio? Nella formazione dei sogni Freud scrive:
“Nella vita mentale c’è molta meno libertà e arbitrarietà di quanto siamo inclini a supporre; potrebbe addirittura non essercene affatto” (Freud 1907 9); e quando analizza gli atti mancati e i lapsus, parla di “illusione di una cosa come la libertà psichica” (Freud 1916 49), che ci proibisce di considerare i lapsus e altri errori che sono motivati inconsciamente. Queste formulazioni di Freud non possono e non devono sorprenderci, perché senza l’assunzione della determinazione psichica da parte dell’inconscio, i sogni e gli atti mancati sarebbero prodotti mentali arbitrari, persino casuali e in ogni caso non motivati. Così la psicoanalisi verrebbe privata dei suoi fondamenti che sono la sua ragion d’essere in primo luogo.
Sarebbe altrettanto di vasta portata credere che un determinismo causale emani dall’inconscio. Come potrebbe il trattamento analitico portare ad altro che alla spiegazione parodistica del passato attraverso il presente? Molière lo ha ingegnosamente e semplicemente espresso nella seguente frase della sua commedia Il dottore suo malgrado : “E vedi, ecco perché tua figlia è muta”. Il concetto di après-coup di Freud in particolare – che solo in futuro diventerà chiaro cosa sia il passato – non può essere concepito senza un minimo di libertà psicologica. Non deve essere in alcun modo frainteso come una spiegazione della predeterminazione della nostra vita psichica da parte delle influenze della prima infanzia. Laplanche in particolare ha fatto molto per mantenere l’après-coup libero da qualsiasi determinismo eccessivamente semplicistico, che è incluso in particolare nella traduzione inglese come “azione differita”. Ma anche la descrizione di Freud dell'”efficacia dell’analisi”, vale a dire che essa dovrebbe “dare all’Io del paziente la libertà di decidere in un modo o nell’altro” (Freud 1923, 50, nota 1, grassetto nell’originale) sarebbe insostenibile senza il presupposto di una certa libertà psicologica.
E non è forse una caratteristica del vocabolario psicoanalitico il fatto che non possa funzionare senza un elemento di libertà? Non è forse questa la ragione per cui la “sovradeterminazione” appartiene a questo vocabolario e il semplice “determinismo” no? Non è un caso che chiamiamo la nostra regola fondamentale “libera associazione”. La tensione tra libertà e determinismo che abbiamo appena descritto è insita nella nozione stessa.
La seconda formulazione tematica riguarda il significato di libertà all’interno della teoria della cultura di Freud, come l’ha sviluppata, ad esempio, in “Il disagio della civiltà”. Nel contesto delle sue riflessioni sul perché la nostra vita culturale sembra imporre troppi ostacoli alla ricerca umana della felicità, Freud affronta anche la libertà, o più precisamente “la libertà dell’individuo”, e afferma: “La libertà dell’individuo non è un dono della civiltà” (Freud 1930 96), per poi sottolineare l’eterno conflitto tra le rivendicazioni individuali di libertà e i comandamenti culturali così come i divieti. “No”, dice Freud nello stesso passaggio, “… non sembra che alcuna influenza possa indurre un uomo a cambiare la sua natura in quella di una termite; senza dubbio difenderà sempre la sua pretesa di libertà individuale contro la volontà del gruppo” (ibid.). Freud intende qui la libertà o libertà individuale, prima di tutto, come “libertà istintiva” (ibid. 115), che sarebbe permanentemente limitata, persino danneggiata, dalle imposizioni della cultura. È proprio questa libertà istintiva che distingue l'”organismo animale” umano (ibid. 105, nota 2) dalle termiti, che sono disinteressatamente assorbite nella loro funzione sociale all’interno di uno stato di insetto, mentre l’essere istintivo umano ha un lato asociale ancorato alla sessualità infantile, che è difficile da domare. Come possiamo riprendere proficuamente le riflessioni di vasta portata di Freud sul rapporto tra libertà e cultura in un momento in cui il “malcontento” nella cultura è palpabile e sta diventando sempre più diffuso di giorno in giorno?
Tra i tanti autori che, ispirati da Freud, si sono rivolti al concetto di libertà, segnaliamo Winnicott, autore di due brevi testi meno noti intitolati “Libertà”. Winnicott affronta il problema del determinismo psicologico, “… è ovviamente molto difficile… forse per tutti gli esseri umani accettare il determinismo come un fatto fondamentale” (Winnicott, “Libertà”, 1969-1971, 80), con alcune “condizioni ambientali” che contribuiscono al sentimento soggettivo di libertà. Si concentra principalmente su pazienti gravemente disturbati la cui libertà interiore è limitata dalla malattia mentale. Il suo profondo umanesimo si riflette nella frase finale di uno dei due saggi, in cui riflette sul contesto della felicità, della salute e della libertà: “Coloro che stanno abbastanza bene e sono abbastanza liberi devono essere in grado di sopportare il trionfo che appartiene al loro stato. Eppure solo la fortuna ha dato loro la possibilità di essere sani” (Winnicott, “La minaccia alla libertà”, 1969-1971, 87).
Oltre a questi pochi suggerimenti, vorremmo invitarvi a prendervi la libertà di pensare alla libertà dentro e fuori la psicoanalisi e a partecipare al congresso dell’EPF 2025 a Dresda. In questa breve discussione è stato lasciato così tanto non detto, in particolare il collegamento del nostro argomento alle scienze vicine della psicoanalisi come filosofia e arte, letteratura e politica, che il vostro aiuto nell’affrontare il tema della libertà è indispensabile. Dresda ci sembra esattamente il posto giusto per questo: la città rappresenta sia la perdita che il riacquisto della libertà. Inoltre, offre una varietà di attrazioni che possono essere facilmente collegate al tema del nostro congresso.
Non vediamo l’ora di darvi il benvenuto al Centro Congressi Internazionale del Maritim Hotel per la 38a Conferenza EPF 2025.
Jan Abram Presidente
Udo Hock Vicepresidente, Presidente del Comitato del Programma
Nergis Gûleç, Segretario Generale