Pedofilìa: Giocattoli erotici o piccoli perversi polimorfi?
Simona Argentieri
L’articolo affronta il tema della pedofilìa dal punto di vista della teoria e della clinica psicoanalitica. L’A. sottolinea l’importanza di pensare alla pedofilìa come a un vasto arcipelago all’interno del quale si possono diversificare tante forme particolari, più o meno gravi e clamorose, oppure sfumate e ambigue. Analizza, al di là del piano fenomenico, sia i livelli consci e inconsci che conducono alla perversione della pedofìlìa, sia il danno che il/la pedofilo/a infligge al processo di sviluppo. L’effetto traumatico intacca l’organizzazione della struttura psichica di chi lo subisce, disarticolando le tappe maturative dell’edipo e le relative vicissitudini delle pulsioni.
Avvalendosi di brevi frammenti clinici, Argentieri rivisita criticamente il tema della pedofilìa alla luce dell’esplorazione dei livelli precoci dello psichismo, asserendo come le manifestazioni sessuali aberranti non siano da ricondurre a un “oltre” trasgressivo, ma a un “meno” regressivo, causato da un arresto della crescita psicologica. Sottolinea, inoltre, quanto sia importante la vigilanza su quella che si può chiamare la “zona grigia” tra la normalità e la patologia e sostiene che non è la sessualità a suscitare l’impulso pedofilo, ma l’angoscia connessa all’eccitazione. Nell’ultima parte del lavoro – a partire dall’osservazione del mutamento socio-culturale – l’A. focalizza la sua attenzione sulla mutazione delle difese: dal registro della rimozione e della repressione, a quello della scissione e del diniego; e ancor più, al confine ambiguo con la cosiddetta normalità.