L’Abbaglio- Roberto Andò
Un bel film molto curato nella regia e nel raccontare la storia del Risorgimento da varie prospettive, non solo quelle conosciute Splendida la fotografia di Maurizio Calvesi, così le scenografie di Giada Calabria e i costumi di Maria Rita Barbera. Sceneggiatura scritta dallo stesso regista con Massimo Gaudioso e Ugo Chiti attenta e curata, anche se sarebbe stato utile al ritmo e al racconto un taglio di una ventina di minuti, perché alcune lentezze o ripetizioni rallentano troppo la storia. Ad esempio la scena finale è tirata troppo a lungo, fino a diventare noiosa, ciò rende poco significative le battute finali che costituiscono, in un certo senso, la morale dello stesso film. Roberto Ando rende bene lo spirito di quel tempo e soprattutto riesce ad unire due pagine di storia: quella gloriosa di Garibaldi, un bravo Tommaso Ragno, e quella non conosciuta di Orsini, straordinario come sempre Toni Servillo, con la storia di due uomini del popolo, truffatori e opportunisti, Ficarra e Picone, oramai una sicurezza. I due popolani permettono di conoscere quello spazio, difficilmente raccontato dalla storia ufficiale. Il film è appassionante, e i personaggi sono tutti ben intepretati e scelti, perfino con le comparse c’e stato un ottimo lavoro di casting. Il regista con occhio amorevole racconta la sua terra, la Sicilia, nella sua bellezza e nelle sue contraddizioni. Ma anche una profonda preoccupazione che i cambiamenti non portino davvero un miglioramento reale, come il Gattopardo ci insegna e come oggi, ahimè, riscontriano nell’attuale ove ogni presunto miglioramento o decantata libertà in realtà nasconde spinte reazionarie o di meccanismi di controllo, da parte del potere dominante, sempre più rigidi. È un film storico ma con grande spazio al vissuto umano, il contrasto tra la vita comune e la storia ufficiale è raccontato bene. Molto belle le scene nel convento di suore, con una intensa Giulia Andò, dove si rifugiano i due disertori Ficarra e Picone. I due sembrano “ri-nascere” in uno spazio “materno” vuoto fino ad allora. Una nota di merito per Ficarra che riesce a dare molte sfumature al suo personaggio, con una recitazione sempre piu pulita. Un film che ha una sua dignità e che vale la pena di essere visto. Roberto Andò non raggiunge con “l’Abbaglio” il risultato della “La stranezza” ma riesce a realizzare un film bello e interessante e soprattutto in cui si percepisce il lavoro e l’accuratezza nel confezionarlo a differenza di tanto cinema italiano spesso approssimativo e senza cura
Matteo De Simone psichiatra psicoanalista didatta Associazione Italiana di Psicoanalisi A.I.Psi/I.P.A, docente Istituto di Formazione AIPsi, Docente Asnea, socio onorario ASSIA ( Associazione siciliana per lo studio dell’infanzia e dell’adolescenza)