Sull’inconsolabilità.
Edward M. Weinshel

Il lavoro esamina il tema della inconsolabilità emerso nell’analisi di alcuni pazienti, la cui caratteristica è di non voler essere consolati e confortati, per lo meno consciamente e che, in effetti, assumono una decisa presa di posizione contro ogni tentativo di alleviare la loro afflizione e infelicità.
A volte – suggerisce l’Autore – essa sembra possedere la struttura e la genesi di un sintomo; altre volte quella di un umore o del processo di lutto. In alcuni casi, gli elementi difensivi sono più cospicui; in altri, l’inconsolabilità sembra essere il punto nodale di una complessa struttura caratteriale.
L’Autore – a partire dalla presentazione di due casi clinici – pur sostenendo l’inesistenza di un quadro clinico prestabilito della inconsolabilità, osserva come – in tali casi – ricorrano con una certa frequenza alcune caratteristiche abituali.
Sottolinea poi l’evidenza del ruolo giocato sia dalle componenti pregenitali, sia da quelle edipiche nel mantenimento dell’inconsolabilità: a tal proposito, suggerisce come una comprensione ulteriore di queste interrelazioni potrebbe fornirci una migliore conoscenza di una serie di quadri clinici “atipici” che spesso frustrano i nostri tentativi di diagnosi e di classificazione.