Time and timelessness: quale destino nei pazienti in economia di “sopravvivenza”?
Bérengère de Senarclens
Quando il non senso irrompe nella psiche, quando ci si ritrova privi di legami significativi, la minaccia della morte psichica diventa tangibile. La questione fondamentale che sembra allora porsi è: bisogna dimenticar per sopravvivere o ricordare per esistere? Il tempo e l’eternità: è questo il cuore del nostro congresso. Lo scopo della terapia consiste nell’integrare una temporalità, nell’inserire una storia laddove l’effrazione psichica del trauma e dei suoi effetti hanno bloccato il paziente in un universo atemporale.
Questo articolo si concentra sui pazienti che sembrano vivere “in un’economia di sopravvivenza” e che presentano delle difese multiple per evitare di doversi confrontare con gli elementi traumatici della loro storia psichica, elementi impensati e impensabili e che non hanno potuto dare luogo a un lavoro psichico di rielaborazione nell’ après coup. Il paziente non ha potuto, per così dire, disporre delle rappresentazione con le quali “giocare”, che avrebbero potuto rendere gli elementi traumatici meno invalidanti. Egli è legato a un infantile che “non è per nulla invecchiato”, un infantile fuori dal tempo.
In realtà, più che di difese chiare e stabili, sarebbe più appropriato parlare di una strategia globale di sopravvivenza. Ma il denominatore comune di questi stati psichici sembra essere una vita a basso regime con delle zone congelate. Il lavoro con questo genere di configurazioni cliniche ha modificato la tecnica analitica e in questo articolo riprendo alcuni punti che mi sembrano essenziali nel momento della presa in carico. Nelle conclusioni, mi soffermo poi su ciò che accade sul versante dell’analista, perché anche lui deve sopravvivere “sufficientemente bene” alla messa in discussione e ai tanti attacchi ai quali il paziente lo sottopone.